lunedì 12 maggio 2014

Anche i punk comprano bio

Ormai stare dietro al blog (e ai vostri blog) mi è diventato impossibile.
L'avevo annunciato ma non pensavo che la mole di lavoro fosse così tanta e soprattutto il tempo libero così poco. E per quanto ami il mio blog, preferisco scoprire Amburgo anziché mettermi a scrivere post: è una città con così tante cose da scoprire che sicuramente mi perdonerete quest'assenza.
Ovviamente se volete seguire le mie avventure potete seguirmi su instagram!
Inutile star qui a parlare per pagine e pagine che qui mi trovo bene ma basterà dire che qui mettono il formaggio un po' ovunque, che la metro non fa ritardo e che nei supermercati si trova il rabarbaro.

Ogni anno, mi ritrovo in un modo o nell'altro a parlare di bio, un argomento su cui non so mai bene che posizione prendere, un concetto su cui sono sempre stato un po' scettico. Fatto sta che almeno una volta l'anno, guarda caso sempre quando si avvicina il Food Revolution Day (16 Maggio, save the date!), finisco per scrivere qualche riga.
Stavolta la riflessione mi è venuta spontanea quando l'altro giorno in fila alle casse del supermercato, come sempre, fissavo cosa aveva comprato quello davanti. Era un tipo sulla quarantina, e se non erano quaranta li portava male, che evidentemente una vacanza a Londra negli anni '90 gli aveva fatto particolarmente male ed era rimasto punk per sempre. Con tanto di giacca di jeans con toppe di pelle (o forse il contrario) piena di spillette e borchie, dal classico Punk's Not Dead al simbolo dell'anarchia, e per finire una super cresta verde in testa.
Cosa curiosa è che dalla sua spesa non l'avrei mai detto, non aveva comprato un fegato di bue ancora sanguinante o una trentina di lattine di birra ma:
2 pacchetti di orsetti gommosi,
1l di latte,
6 uova,
1 cetriolo.
Ora, da buon foodblogger e malato di Masterchef c'ho provato ad abbinare quegli ingredienti ma proprio non avrei saputo come, se non facendo una frittata di cetrioli con contorno di Haribo. La cosa che però mi ha colpito è che tutto (latte, uova, verdura) tutto bio.
Se bio sia giusto o no, non lo so, sicuramente sì. Se bio sia più giusto o se solo solo bio sia giusto, non credo. Il punto è che qui, comprare bio è possibile e la scelta è più libera. Anche in Italia comprare bio ormai è diventato possibile quasi ovunque, ma non so se per tutti. Io stesso da studente fuori sede ci penso due volte a comprare un cestino di fragole bio per quattro volte il prezzo delle fragole 'normali'.
È una cosa di cui ho già parlato, ma la situazione rimane questa: comprare bio in Italia, o meglio, non comprare bio a volte è una scelta, più facile. Viceversa succede qui, dove comprare bio, a scontrino fatto, non è poi così diverso da non comprare bio. E allora anche il nostalgico quarantenne punk, e anche io, compriamo bio. Continuo a non essere un fanatico del biologico, ma qualche volta provare e preferire il cibo vero fa bene.

La ricetta che vi porto dopo questa lunga assenza è una ricetta preparata già mesi fa, messa in archivio, ispirata da "La mia scuola di cucina" di Jamie Oliver. La mia versione prevede la zucca, che non è proprio di questo periodo, ma casomai voi fate come me che riempite il freezer di zucca e potete comunque prepararla, altrimenti potete sostituirla con le carote e peperoni gialli o prendere spunto da questa ricetta per abbinare altre verdure di stagione alla ricetta.
Marco
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