Cucinare rilassa. A me personalmente tantissimo, ma credo riguardi un po' tutti quelli appassionati di cucina. Quando sono stressato, quando sono in periodo tutto di corsa, quando voglio dedicarmi un po' a me stesso, cucinare mi rilassa.
Ora però, basta con questa atmosfera da Amélie Poulain perché a volte capita che divento una belva e lancerei tutta la cucina fuori dalla finestra, fino all'ultimo cucchiaino, fino all'ultimo tovagliolino a pois...
Facciamo un passo indietro e cercate di farmi spiegare. Visto che ho ripreso lo studio, sono in uno di quei periodi in cui non riesco a fare tutto quello che vorrei.
È quasi Natale e io non posso ancora fare l'albero perché le ultime trenta pagine del libro di Jane Austen dove tanto non succederà niente di niente mi tengono impegnato.
È quasi Natale e io dovrei fare i regali e invece ti arriva il conguaglio delle bollette dall'ex casa a Bologna.
È quasi Natale e io devo ancora fare quelle cose tanto carine che facciamo noi food blogger, tipo il pan di zenzero che però vi ho già detto che ho sostituito con
uno spezzatino che avevo già in archivio da un mese.
Ovviamente non riesco neanche a dedicarmi alla cucina come vorrei. Voi che avete un blog mi capirete, per cucinare non intendiamo solo cucinare ma significa: inventarsi qualcosa di nuovo, mettersi a cucinare, assicurarsi che anche il risultato finale sia bello, pensare ad un photoset, allestire tutti i dettagli, abbinare il piattino con il nastrino, rendersi conto che la foto che hai appena scattato non è neanche la brutta copia del piatto che ti eri immaginato... succede come nelle varie situazioni della vita in cui nella testa film mentali con tanto di effetti speciali che neanche Steven Spielberg e poi la realtà è un cinepanettone con Megan Gale.
Così per le foto, nella testa tutti David Loftus e poi la foto sembra fatta dal mio cane che si scatta una
selfie su Instagram. Cosa può peggiorare la situazione? Le giornate di dicembre che hanno appena due ore e mezza di luce e ovviamente tramonta non appena accendi la macchinetta fotografica.
Facendo un sunto? Io sabato ho passato il pomeriggio in cucina e alla fine non sono riuscito a fotografare nulla, quindi preso dallo sconforto, ho iniziato a lanciare le padelle.
Per riprendermi, ho fatto dei biscotti con la speranza di fotografarli la mattina dopo, ma ovviamente ho sbagliato l'impasto e vabbè... ho iniziato a lanciare anche il Kenwood fuori dalla finestra!
Insomma se volevo riprendermi dallo stress e dall'ansia per gli esami, cucinare non è stata la mossa più azzeccata. La mattina dopo, non contento, ci ho riprovato con i biscotti... e come dice la legge di Murphy: "se qualcosa può andare storto, ..." no vabbè, stavolta è andata benissimo per fortuna!
Quindi finalmente mi sono calmato, ma non subito, solo dopo aver mangiato una trentina di questi biscotti. C'è davvero lo Xanax dentro? No, ma l'effetto è stato uguale! A meno che mia mamma non abbia svuotato la boccetta nel tè avendomi visto così agitato il giorno prima...
E poi nel frattempo mi è arrivata anche la fighissima
cover per l'iPhone di Una cucina per Chiama, realizzata grazie a
CaseApp ♡
Questi biscotti pare siano molto popolari oltre oceano e io li ho visti tanto, su
tumblr e su
Pinterest, il regno delle casalinghe sotto psicofarmaci e pare siano perfetti per le feste natalizie.
La mia modifica è stata tutta nei gusti: il biscotto è al caffè e nocciole con un cuore di cioccolato gianduja. Potreste impacchettarli in delle carinissime bustine trasparenti decorate con i washitape natalizi in offera da LIDL, ma attenzione che potrebbe arrivarvi una mail urgentissima di lavoro alle 23:47 e dei biscottini per non farvi salire lo sclero potrebbero tornarvi utili.